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Osteria del Sass, Besozzo (VA). Di Carlo Cappelletti (Azazel)

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Recensione Ristorante

Ha chiuso. No è aperta. E’ defunta. Ma va, esiste ancora. Ma Pisciotta? L’ha ceduta. Ma era sua? No, era solo lo chef. Tante voci. Non tutte informate. E aggiungo, forse non tutte disinteressate. Il simpatico ambientino dell’enogastronomia non sempre d’altronde esprime rilassatezza, soprattutto in momenti di crisi. Costantino Di Claudio, patron dell’Osteria del Sass, ha optato per una decisa sterzata rispetto alle pirotecnie della cucina citrostricata dello chef ora al Luce. Ha assunto il giovane Maurizio Guerrazzi ed insieme stanno portando avanti un discorso fortemente incentrato sulla ricerca di materie prime di qualità (non che prima fossero fetenti, tutt’altro) e a filiera corta. Fin qui niente di che, è il proposito di molti. Quante volte poi ai buoni propositi annunciati in carta segue reale goduria?
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Recensione ristorante.

Ce l’aveva segnalato in tempi non sospetti Emanuele Barbaresi, il Bolina, prima che il Salento diventasse la nuova Mecca del turismo e, conseguentemente, fosse anche meta delle zingarate di tutti i gastronomadi dello Stivale. Ci aveva riferito di una cucina che, convincendo dal punto di vista tecnico, si sa staccare dai luoghi comuni della ristorazione locale, non disdegnando qualche puntatina su ingredienti più esotici, complice forse l’esperienza della cheffa Imma Pantaleo da Pietro Leemann, e sinceramente non possiamo che convenire sulla bontà della segnalazione, anche perchè il deserto circostante aiuta molto questa cucina a spiccare sulle altre. Fabio in sala dirige il traffico (parecchio, essendo agosto il locale è pieno) e funge da carta dei vini consigliando (e talvolta velatamente sconsigliando, ma non saremo pronti a cogliere) a seconda dei clienti le bottiglie di una cantina non ampia ma coltivata con competenza. (altro…)

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Recensione ristorante.

La pianura si scalda in fretta, e non è necessario il transito per un ascensore per ricordarsi che le mezze stagioni ci hanno lasciato da un pezzo. Da casa mia le montagne non sono lontane, ed è una fortuna che vi si possa sempre trovare un sollievo dall’appiccicume padano, oltre che un riparo dal carciofesco logorio della vita moderna. Rapida consultatina alla rossa perché in fondo, una volta abbassata la temperatura esterna, non c’è ragione per mangiarsi mozzarella e pomodoro (e poi quando si sale di quota viene appetito), e risalendo da Lecco la sottovalutata Valsassina raggiungiamo Crandola, non senza qualche meritevole sosta fotografica. (altro…)


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Recensione ristorante.

Se dovesse capitarvi di passare per la Franciacorta e di essere a corto di contanti, sappiate che a Rovato la vostra banca c’è. Mai vista una simile concentrazione salvo a Genève e a Luxembourg. Più o meno una ogni quindici metri. Se poi volete un modo carino per spendere una piccola parte del vostro patrimonio allora fermatevi un momento in questo ristorante, situato quasi nel centro del paese, cercando di non finire (niente di personale, né!) nella trattoria da Gigi dove il navigatore, più gourmand che gourmet, cercherà di trascinarvi.  (altro…)

Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione ristorante.

Ci sono fondamentalmente due modi per difendere le tradizioni dal logorio della vita moderna. Le si può chiudere sotto una campana di vetro, facendo finta che il tempo non scorra, o le si può reinventare con il senso della storia, senza che queste vengano distorte e perdano così la loro validità anche, mi si perdoni il termine, sociologica. Maria Magistà e il suo Pashà han deciso di giocare in questa seconda categoria, senza cedere a leziosità e a gigionerie, portando in tavola il meglio della regione con quel pizzico di hard core che, in giusta misura, accontenta non solo la clientela locale ma anche l’appassionato che cerchi in queste lande una cucina territoriale ma più civilizzata della media. Il punto di equilibrio è difficile da raggiungere e, proprio a causa dell’intensità dei profumi e dei sapori dei prodotti di questo territorio, spesso ci troviamo a tacciare di pretenziosità o di rozzezza questa o quell’altra cucina, non rendendoci conto che l’impresa di ingentilire senza stravolgere è ardua assai.  (altro…)