Entrare da Iyo significa inoltrarsi in una realtà parallela, o un “mondo fluttuante” come suggerisce il nome usato nella sua completezza: UKIYO.
L’atmosfera, i toni sussurrati, i colori invitano al relax mentre Milano fuori scorre. Fusion è la musica, un mix tra chill out e atmosfere orientali. Adeguata nel volume, accompagna il pasto permettendo piacevoli conversazioni.
Fusion sono l’oro e la pietra che si fondono nell’arredamento e nella mise en place giungendo a un risultato caldo, semplice ed elegante.
Fusion è l’offerta gastronomica: nella tecnica di Haruo Ichikawa che coordina il banco sushi e in quella di Michele Biassoni che dona mediterraneità alla cucina.
Il tentativo della carta è quello di creare un punto di incontro tra Oriente e Occidente, rileggendo i grandi classici della cucina giapponese con prodotti provenienti dal nostro mare: via libera a temaki, uramaki o nigiri rivisitati con triglie, ricciola e gamberi di Mazara del Vallo. Optando per il menù degustazione verranno selezionate otto portate a discrezione dello chef.
Il risultato, affidandosi al maestro, pur mantenendosi coerente dalla prima all’ultima portata, non sempre si rivela soddisfacente: dopo una partenza incalzante, l’andatura emozionale si assesta su un ritmo da piccolo trotto, alternando qualche sferzata interessante a percorsi da ridefinire.
Piatti centrati ed energici come l’alice “temaki” o lo Ito Yori cedono il passo, più simile a uno sgambetto, al Sushi Iyo per il quale la mano dello chef sarebbe dovuta essere la bacchetta magica della fata turchina, intenta a rifare il look a un tonno in versione “Cenerentola prima del ballo”.
Uno sviluppo del menù di certo propedeutico per chi si vuole avvicinare a questo genere di cucina, che rischia però alla lunga di giocare su note monocordi, andando a disegnare una sfumatura dai toni pastello attorno a preparazioni tecnicamente ineccepibili che trovano una certa asimmetria in relazione alla qualità dei prodotti utilizzati.
La valida carta dei vini affianca alle etichette più conosciute nomi interessanti sia del panorama italiano che estero. Un bonus da sottolineare è la carta dei tè che propone differenti opzioni. Vale la pena lasciarsi prendere per mano e abbinare alle pietanze una bevanda calda che possa esaltarne il sapore e sostituire il solito calice
La performance, giunti al caffè, perplime per un istante. La strada che lo chef ha deciso di percorrere è indubbiamente nelle sue corde. Le proposte sono valide da un punto di vista tecnico ed estetico.
Il paradossale rischio però, decidendo di non rischiare, è che la perfezione assomigli troppo a un bacio non dato.
All’uscita dal ristorante la mente continua a domandarsi cosa sarebbe successo se il gioco di assonanze volutamente ricercato dallo chef si fosse incontrato e guardato con maggiore complicità con una selezione di materie prime di livello superiore.
Speriamo di scoprirlo presto.
La mise en place.
Alice “temaki”: alice marinata nello yuzu e aceto di riso, ricotta di bufala al wasabi fresco e spinacino novello. Un inizio ben riuscito con il giusto bilanciamento tra parte grassa, croccante e iodata.
Kakisu: ostrica bretone, gelè d’ostrica all’acqua di kombu, granita di daikon e Oyster leaf. Piatto fresco ed elegante.
Selezione Ichi: Scampo marinato con emulsione al passion fruit e tobiko allo yuzu; millefoglie di gambero scottato, gambero rosso di Mazara del Vallo, maionese allo yuzu, calamaro e pomodoro; carpaccio di tonno scottato e marinato nella salsa di soia e wasabi. Passaggio ordinato.
Nel dettaglio:
Ika: calamaro mediterraneo sfrangiato, uovo di quaglia, caviale kaluga Amur, olio e salsa soba dashi. Un mix da emulsionare che strizza l’occhio alla classica tartara. Un gioco divertente dal sapore vellutato.
Sushi IYO: un mix di crudi selezionati dal maestro Ichigawa.
Soba: spaghetti di grano saraceno saltati, piselli freschi e calamaretti spillo. Uno dei classici comfort zone. I piselli leggermente troppo cotti non aiutano la masticazione che rende così il piatto, dopo qualche boccone, un po’ “faticoso”.
Ito Yori: Triglia dell’Adriatico scottata con olio caldo, cipollotto al sesamo, gelatina di limone e zenzero, salsa dal jalapeno. Un piatto divertente, saporito e con carattere. La croccantezza delle squame accompagna la delicatezza della triglia verticalizzando il piatto e creando una fruizione dinamica davvero stimolante.
Black angus: Controfiletto di black angus italiano, cilindro di cavolo cinese, cavolo di Bruxelles, salsa di miso rossa, oliva taggiasca e cappero di Pantelleria disidratato.
Sorbetto predessert.
Exotic sphere: Semisfera al cioccolato bianco, spuma al frutto della passione, finto crumble al cioccolato bianco, mango fresco e coulis di mango.
Il tè in abbinamento alle portate.
Un dettaglio della sala.