Quando ci si siede al tavolo di un ristorante e, aprendo il menù, si ha davvero l’imbarazzo su cosa scegliere tanto è valida la proposta, con buona probabilità il ristoratore ha già fatto un bel centro nel cuore del cliente.
Se poi il ristoratore in questione è un tipo istrionico come Dario Picchiotti, uno di quei soggetti che si amano o si odiano, senza scala di grigi, allora ci potrebbe essere più di un motivo per pagare il “prezzo del biglietto”.
Non c’è dubbio, noi frequentiamo i ristoranti per mangiare bene e l’Antica Trattoria di Sacerno ci ha davvero stupito in positivo su questo versante.
Ma la piacevolezza della serata, la gradevolezza di un ambiente semplice ma di buon gusto, la compagnia di uno chef sopra le righe, possono essere aspetti non secondari per la buona riuscita di una serata.
E’ un vulcano in eruzione Picchiotti: consiglia, discute, lancia la battuta, chiede e prende il suo spazio; evidentemente un ottimo chef, dal momento che si può permettere di passare molto tempo in sala senza che la qualità di esecuzione dei piatti ne risenta minimamente. In fondo così fa uno chef/illuminato: trova un sous chef tanto valido da farlo diventare socio del locale (Mario Solomita) e poi gestisce la sua cucina prevalentemente dal pass.
Piatti assolutamente convincenti, per la qualità molto alta degli ingredienti, ma anche per le cotture e gli abbinamenti sempre riusciti: tutto rigorosamente pesce, dalla A alla Z.
Nella carta c’è una linea di cucina dedicata alla semplicità (l’ispirazione non troppo celata dello chef è la Capanna di Eraclio): quindi crudi, fritture, crostacei e pesci al vapore o alla plancha. Ma c’è anche spazio per proposte di moderata creatività: convincenti perché misurate, giocate molto bene sugli equilibri e le morbidezze. Alcune note amare qua e là, qualche acidità, ma sempre usate con intelligenza e buon senso, in modo da coccolare nel modo migliore la variegata clientela.
Un locale in cui rimane la voglia di tornare, anche per la poderosa lista di bollicine messa a punto da Giada Berri (il locale è una delle Krug Ambassade italiane), con ricarichi assolutamente corretti.
Se sapranno dimostrare continuità e perseveranza, la coppia Picchiotti/Berri crediamo potranno togliersi più di qualche soddisfazione.
Intanto sono già un riferimento assoluto per la cucina di pesce nel raggio di parecchie decine di Km.
Pane: molto buono.
Salmone canadese, panna acida alle erbe: ingrediente di primissima qualità, dalla consistenza incredibile.
Tartare di gambero gobbetto, dressing alla soia e pistacchio.
Un filo troppo freddo.
Granseola, asparagi e risina piccante.
Asparagi, aceto, spuma di acqua di pomodoro, risina e granseola: grande eleganza.
Seppie, ricci e cime di rapa.
Piatto notevole, molto giocato tra note ferrose (dentro la seppia c’è il fegato) e iodate (salsa ai ricci e polvere di ricci).
Balanzoni di bollito, gamberi rossi, cannolicchi, arance e capperi.
Pasta ripiena di carne e ricotta. Davvero buonissimi.
Anguilla, radicchio e brodo di pesce all’orzo.
Il piatto della serata.
L’anguilla viene spellata e cotta a bassa temperatura, la pelle bollita, essicata e poi fritta, radicchio condito con aceto di riso, polvere di carbone vegetale, brodo di pesce con miso di orzo.
Passion fruit.
Gelato vecchia Bologna, liquore brandy e caffè Villa Zarri.
La carota dolce.
Mousse di cioccolato bianco, arance, salsa ACE, torta di carote essicata, ciuffo di carota.
Sensation white.
Cioccolato bianco, cocco, squacquerone, meringa, litchi.
Gelato al pistacchio.
Piccola pasticceria.
Le bollicine della serata.