La Val di Fassa è un cioccolatino da scartare lentamente.
Non ha l’immediatezza della Val Badia, così morbida e ricca di lustrini da non poter non far innamorare al primo sguardo.
Non ha l’opulenza della Val Gardena, ricca ed abituata ad accogliere le mille tipologie di turismo possibile.
No, questa è una Valle più selvaggia, meno costruita, da scoprire a poco a poco, appuntamento dopo appuntamento, un angolo alla volta, senza fretta.
Gli appassionati di escursionismo lo sanno e infatti non sono mai mancati tra queste montagne.
Ma per crescere ha bisogno di essere raccontata in un modo nuovo, proprio come hanno fatto i territori adiacenti. E’ arrivato forse il momento di aprirsi a un turismo diverso, quello che cerca i grandi alberghi e, ovviamente, le grandi tavole. E di ritagliarsi un nuovo ruolo di “Valle Gourmet”.
Le potenzialità ci sono tutte, perché produttori e ristoratori stanno finalmente remando dalla stessa parte e hanno voglia di farsi conoscere.
Punta di diamante di questa rinascita è senza dubbio il Chimpl di Tamion che si conferma, anno dopo anno, una delle tavole d’alta quota più interessanti.
Il lavoro che stanno facendo in questo luogo Stefano Ghetta, lo chef, e sua moglie, Katia Weiss, è encomiabile.
Il locale è ogni anno più bello e curato: vi avevamo già parlato l’anno scorso della veranda vetrata aperta sulla valle, quest’anno nuovi dettagli fanno capolino, come le comode poltroncine o la nuova illuminazione.
Ma soprattutto diventa sempre più matura la cucina di Stefano Ghetta: l’abbiamo trovata più precisa, più centrata, con meno sbavature o sovrastrutture superflue. Senza dubbio una cucina di abbondanza, non minimalista, ma che riesce oramai sempre a trovare il suo equilibrio naturale.
E’ sempre più battuta, giustamente, la via delle erbe spontanee, il vero tesoro di questa zona, utilizzate in maniera più abbondante e intelligente. La via segnata in tempi non sospetti da Alessandro Gilmozzi, nella confinante Val di Fiemme, deve continuare ad essere il mantra per il Chimpl: erbe spontanee, germogli, licheni, recupero di vecchie tradizioni culinarie montane, è questo il patrimonio da coltivare, il vero valore aggiunto da portare in tavola. La valle va rappresentata in tavola ed entrambe devono tirarsi a vicenda la volata per raggiungere i traguardi che meritano.
C’è tanto fermento nell’aria, i risultati stanno arrivando e il margine di crescita è ancora ampio.
Il meglio, come sempre, deve ancora venire.
Pane, sempre buonissimo. Burro di una bontà illegale.
Crocchetta di polenta e coniglio.
Cono con bavarese all’olio e basilico, coregone, polvere di cappero, acetosella e rapanello.
Sambuco e zenzero.
Crocchetta al trentingrana, miele di cirmolo, fagioli, semi di chia e rapa.
Salmone, erbette, burrata, datterini e gamberi viola.
Ottimo piatto, dove la dolcezza è contrastata ottimamente dall’uso delle erbe.
Lingua, patè di fegatini, pere e Merlino.
La lingua viene prima cotta sottovuoto con latte e erbe e poi affumicata come uno speck, infine rifinita su piastra: entusiasmante per profumi e consistenza. A completare, patè di fegatini, gelatina di vino Merlino, pera e cipolla agrodolce.
Indiscutibilmente il piatto della serata.
Cannelloni di ricotta, cipollotto, Buon Enrico e crema di tarassaco.
Fresco, intenso. Ricotta di qualità assoluta.
Risotto con speck., prezzemolo, latticello e olio al fieno.
Un concentrato di profumi e sapori, una passeggiata al pascolo e ritorno.
Manzo al pascolo.
Presentato a un commensale con filetto e all’altro con controfiletto, in modo da poter confrontare le due versioni. Più morbido ovviamente il primo, ma il gusto del controfiletto non è assolutamente inferiore.
Sentiero di isomalto e nocciola (leggermente troppo dolce), castalda, mozzarella ripiena di funghi (prodotta in loco), silene, crema di tarassaco, crema di pinoli.
Piatto davvero convincente, da mettere a fuoco solo in alcuni dettagli del “finto sentiero”.
Un dettaglio della mozzarella ai funghi.
A chiudere, un infuso di erbe, per ripulire la bocca.
Gelato di cannella, polvere di pere secche e crema di cumino.
The new generation…Tortino veg con pesche, ciliege, albicocche e gelato alla rosa.
Tortino vegano all’olio di canapa, latte di cocco, olio di mais, mandorle e zucchero grezzo.
Ottimo.
Piccola pasticceria: i contenitori, come molte delle stoviglie, sono creazioni dello chef.
70% di Pinot Nero e 30% di Chardonnay in questo Trento DOC, davvero buono.