Passione Gourmet 10 Luglio 2012 - Passione Gourmet

La Locanda del Notaio

Racconta la leggenda che il ristorante deve il suo nome ad un Notaio, un uomo d’altri tempi, che sovente amava passare soggiorni da queste parti, in questa locanda, attratto tanto da beltà e pace offerte dalla cheta Val d’Intelvi, quanto dalle grazie della giovane figlia degli allora locandieri.

…detto tra noi, la donzella doveva essere veramente una gran gnocca, perché per arrampicarsi fin qua su, probabilmente ben prima dell’invenzione del bitume, l’ormone del notabile doveva esser particolarmente imbizzarrito…
Inoltre, è probabile che lo stesso fosse un grande appassionato di vini francesi e, per tentare di placare il disordine, attinse a piene mani dalla cantina, tant’è che ancora oggi in carta non vi è traccia alcuna di bottiglie transalpine, fatta eccezione per cinque o sei forzati Champagne.

Tornando ai giorni nostri e ringraziando l’inventore dell’asfalto, la Locanda del Notaio è raggiungibile ben più semplicemente, anche se comunque è richiesta buona volontà. Da Argegno, sulle rive del lago di Como tanto care ai turisti teutonici e stars’n’stripes, una tortuosa stradina giunge a Pellio Intelvi, piccolo paese a quota mille metri.
Il ristorante è posizionato appena fuori dall’abitato, in una radura fresca e tranquilla, dove le condizioni sono quelle di assoluta pace e tranquillità.
Probabilmente per assonanza, per la sala potremmo utilizzare la stessa descrizione ed i medesimi aggettivi. Certo da un mercoledì sera da queste parti non ci si può aspettare la Rambla, ma la desolazione nel rimanere soli in sala prima della metà cena, perché l’altro (uno) tavolo occupato ha già finito di cenare, è inevitabile balzi subito all’occhio. In questa particolare condizione però, le attenzioni rivolte al cliente sono ben sopra la media: ci viene concesso di ordinare due menu degustazione separati anche se la classica dicitura sulla carta non lo vorrebbe, le accortezze in generale sono molte e frequenti e le chiacchiere con il sommelier sono piacevoli. Chiaro però è che in una situazione dove il rumore dell’otturatore della Canon pare faccia ballare i pochi quadri sulle pareti, e dove si ha paura a pensare qualcosa per evitare che il cameriere possa sentirlo, non riusciamo a immaginare condizione differente.

Per non stonare in questo quadretto di geriatrica tranquillità, la cucina si mantiene sulla stessa solida barca, motori al minimo e mare piatto: tutto tecnicamente ineccepibile, cotture precise, salse tirate il giusto, temperature e consistenze adeguati, bilanciamenti corretti e più o meno tutte le cosine al posto giusto. Yawn…
Il menu degustazione carne, probabilmente per la natura succulenta della materia, è mediamente più invitante e riuscito rispetto al medesimo di pesce, al quale mancano forse pari dosi di estro e di finezza.
Certo un paio di piatti interessanti ci sono in entrambi, ad esempio il cannolo salato o le tagliatelle al profumo di liquirizia (al netto però di quei cacchio di onnipresenti petali), ma nulla che riesca a balzare oltre il “sì, buono” o il ben riuscito.
Non dimentichiamoci che stiamo parlando di un conto che in media saltella agilmente tra le ottanta e le centoventi monetine bicolore (per i pignoli, quelle piccole) a testa; indubbiamente una fascia di prezzo dalle ambizioni almeno un paio di gironi più alte…

La fatidica domanda. E’ questa una buona cucina? Indubbiamente, a meno di inopportune fini pignolerie, obiezioni non se ne possono porre, proprio non ci si può lamentare. Resta il fatto però che, complici anche i bicolore europei poco sopra, difficilmente riesce a rimanere nella memoria fino alla porta di casa, né anche solo a sfiorare le giuste corde dell’animo.
Se aggiungiamo inoltre la sala eccessivamente quieta (eufemismo) e invero abbastanza spoglia, e la carta dei vini particolarmente soporifera, c’è il rischio concreto che sia meglio non passar da queste parti il 10 di agosto…

Entrée, servite prima dell’ordinazione:

Benvenuto dalla cucina, salmone affumicato con crema di yogurt e cetrioli:

Carpaccio di salmone e alghe, insalatina di germogli e olio al profumo di lampone

Cannolo salato ripieno di tomme nature con verdure baby in agrodolce e gelato al the verde

Trota salmonata in carpione su crema calda di zucchine e il loro fiore in tempura

Tartare di fassona con uovo di quaglia poche e torretta di asparagi gratinati

Tagliolini con tartufo nero estivo

Tortelloni variegati al basilico ripieni di astice con spuma di patate e sorbetto all’avocado

Caramelle ripiene di sedano di Vicenza con ragù di lepre e pistacchi di Bronte

Tagliatelle al profumo di liquirizia con lavarello affumicato e fave fresche su crema di burrata

Petto d’anatra con confettura di pomodoro e lavanda, patate schiacciate

Filetto di salmerino in panure di speck con insalatina di fagiolini e finocchi croccanti, olio al pompelmo rosa

Predessert: Biancomangiare su confettura ai frutti di bosco

Trilogia di bignè

Cannoli al cacao amaro ripieni di mousse al cioccolato bianco e menta su zuppetta di ciliegie

Un plauso al maitre/sommelier che, da una carta molto limitata e come già detto un po’ banalotta, è riuscito a tirar fuori un accompagnamento al calice ben riuscito ad un prezzo onesto, 35€ procapite.

Abbiamo bevuto, con il menu degustazione pesce:
Roero Arneis 2011 – Bruno Giacosa
Pratto 2010 – Cà dei Frati
Pinot Bianco Vorberg Riserva 2008 – Terlan

Con il menu degustazione carne:
Barbera d’Asti Superiore Vecchie Vigne 2007 – Vinchio-Vaglio Serra
Inferno 2008 – Rainoldi
Barolo 2007 – Azelia Luigi Scavino

Per entrambi, con i dolci:
Ben Ryè 2008 – Donnafugata
Sherry Pedro Ximenez 12yo – Williams & Humbert Collection

Pregio: Accoglienza e cucina sono piacevoli.
Difetto: …yaaawn…

Ristorante La Locanda del Notaio
via Piano delle noci, 22
22020 Pellio Intelvi (CO)
Telefono +39.031.8427016

Chiuso tutto il lunedì, chiuso da novembre a marzo.
Menu degustazione 45€, 75€, 80€ e 105€
Alla carta circa 90€

www.lalocandadelnotaio.it

Visitato nel mese di giugno 2012