Passione Gourmet Maggio 2012 - Passione Gourmet

Camì, Chef Vincenzo Camerucci, Savio di Ravenna (RA), di Giovanni Gagliardi

Recensione Ristorante

Un agriturismo – si coltivano direttamente molte delle materie prime utilizzate in cucina – nel bel mezzo della campagna ravennate. Da qui parte la nuova avventura del bravo Vincenzo Cammerucci, nome nobile della ristorazione della Riviera, reduce dai successi di critica e non solo ottenuti con il Lido Lido sul mare di Cesenatico.
Agriturismo ma che non rinuncia ad una certa eleganza negli arredi, questo CaMì è un luogo che trasmette immediatamente una sensazione di piacevolezza e buon gusto. Arredi moderni tutti giocati su tonalità chiare, tavoli ben distanziati, mise en place di ottimo livello ed un piacevole spazio esterno. Insomma il passaggio dal mare di Cesenatico alla campagna non è avvenuto a discapito dell’eleganza. E neanche, ciò che più conta, della bontà della cucina. Certo, la cifra stilistica è un po’ diversa. Se la precedente esperienza dello chef era mirata su piatti prevalentemente di pesce con raffinati abbinamenti pesce-verdure, qui è la “terra” a giocare un ruolo di primo piano in carta, anche se non mancano, come vedremo, interessanti proposte di mare.
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Recensione Ristorante

Klaus Erfort è uno dei cuochi più acclamati di Germania, una vera star dei fornelli.
La sua “haus” è una villa, a pochi passi dal centro della dimenticabile Saarbrucken, e di fianco ad una stazione di servizio. Una posizione non propriamente idilliaca.
Varcati i pochi gradini che vi separano dall’ingresso, dimenticherete ben presto le brutture esterne, per immergervi in un piacevolissimo ambiente, con grandi quadri moderni alle pareti e una decina di solerti commis che volteggiano con grazia tra i tavoli. Si respira aria di grande tradizione, come non accade spesso.
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Come il talento ai fornelli anche la professionalità del personale di sala può avere molte e diverse manifestazioni. La sopportazione per esempio è senz’altro una qualità di cui un ottimo maitre o commis dev’essere dotato in misura ampiamente superiore alla norma. Alla Mère Brazier i camerieri, veloci e felpati come un manipolo di ninja in abito da sera, sono ben selezionati, e ciò permette loro di assistere, non senza una punta di silenzioso divertimento, allo spettacolo inscenato dai due russi al tavolo a fianco al nostro. Dalle telefonate ad alta voce, a scene raccapriccianti come il sommelier evocato con schiocchio delle dita e costretto a bere dai bicchieri di entrambi per verificare il diverso stato dello champagne (neanche costosissimo, ragazzi, potevate fare di meglio), a salire con reboanti moti di gradimento fino alla conclusione con l’immancabile rovesciatamento della bottiglia nel secchiello come nei peggiori cinepanettoni, non ci è stato risparmiato alcun numero tra quelli nel manuale del piccolo oligarca.
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Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione Ristorante

Ci sono chef in grado di cambiare il corso della storia della cucina, per le sterzate che sanno imprimere e per gli influssi che più o meno inconsciamente sanno esercitare nei confronti dei propri contemporanei. Su questo campo, probabilmente il personaggio più influente degli ultimi 20 anni ha operato a Roses, con un discreto successo. 😉
Poi ci sono buoni cuochi ma straordinari ristoratori, in grado di rivoluzionare il modo di intendere la parola ristorante, capaci di vedere oltre e far saltare tutti i paletti prima fissati. Non sono meno importanti, senza di loro uscire a cena sarebbe più difficile, sicuramente più costoso e forse anche più noioso.
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Senza voto direte voi? Sì, perche questo luogo gourmet non è catalogabile in alcun modo. Diciamo che è un fast food, molto poco fast ed in cui il food è molto curato. Diciamo che qui si possono mangiare appunto la gran parte dei “mangiari di strada” del nostro stivale. Perchè i due proprietari, dopo la falsa partenza del Gustibus di qualche anno fa, hanno optato per una formula più semplice, se volete potenzialmente più popolare, per portare il verbo della qualità e della storia del cibo italiano al più ampio numero di persone possibili.
Ci sono riusciti ? Diciamo che l’intenzione c’è e le idee sono buone, a tratti ottime. Qui si fa cucina di base, con pizze, ottimi panini (ed è perfino riduttivo nominarli così, tra un pastrami, un pane con le panelle e un lampredotto), qualche piatto caldo e salumi e formaggi di qualità. Un taglio popolare che si prefigge di concentrare tutto sulla materia prima, di qualità. Ma, parafrasando un celebre cuoco italiano, di materia prima di qualità c’è n’è così tanta e per tutti ? Questo è l’unico, sincero dubbio che ci assale./p>






Pastrami Sandwich.

Pane con le panelle.

Testina e crauti.

Brandade di baccalà.

Sarde in saor e polenta.

Torta di riso.