Passione Gourmet Sa.Qua.Na - Alexandre Bourdas . Honfleur (Normandia) di Norbert - Passione Gourmet

Sa.Qua.Na – Alexandre Bourdas . Honfleur (Normandia) di Norbert

Ristorante
Recensito da

Valutazione

17/20 Cucina prevalentemente di avanguardia

Pregi

Difetti

Visitato il 04-2024

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Recensione ristorante.

Una salutare cavalcata storica attraverso le spiagge che hanno visto lo sbarco degli alleati il 6 giugno del ’44, palcoscenico di atti eroici e testimonianza degli abissi cui la barbarie umana può condurre, è l’occasione per scoprire la Normandia, terra di meravigliosa e selvaggia bellezza, animata dallo spirito indomito di una natura pressocchè incontaminata.
A non molta distanza dai teatri che hanno visto la rinascita della libertà, come ora la conosciamo noi occidentali, c’è la deliziosa cittadina di Honfleur.

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È davvero un posto piacevole, non fosse che in un giorno festivo appare pieno di turisti come un uovo, ricco com’è di gallerie d’arte, passeggiate, scorci romantici, qualche museo e ristorantini. Fiore all’occhiello gastronomico è il Sa.Qua.Na di Alexandre Bourdas.
Lo chef è stato allievo di Bras a Laguiole e ne ha guidato per alcuni anni in passato la succursale di Tokyo. L’esperienza giapponese ha senza dubbio influenzato lo spirito della sua cucina che si manifesta in una sintesi tra elementi orientali ed occidentali caratterizzata da una leggerezza ed una finezza davvero notevoli. La ricerca dell’equilibrio è operata attraverso verdure, essenze, ortaggi. L’uso di elementi marini usati come comprimari al servizio di altri protagonisti del piatto, pesce in primis, sono tratti distintivi di questa cucina. Ricerca a mio avviso non sempre coronata dal massimo successo ma anima di un ristorante di assoluto interesse. Cucina d’istinto, e pertanto procreatrice di piatti a tratti ruvidi, ma nel complesso originali ed eccellenti. Lo chef vuole perseguire una cucina di gusto, colori, di senso, di sensi, di consistenze, di forme ma, mi sento di aggiungere, anche di tanta sostanza. Nomen omen e così SApore, QUAlità e NAtura vengono qui declinati in espressioni significative.
L’aspetto è quello di un bistrot: niente ingresso, due salette con i tavoli contigui, arredamento moderno, quasi zen, e sevizio sorridente ed easy. Aspetto ormai rilevante in molti luoghi gourmet, non solo d’oltralpe, la carta non esiste. Ci sono soltanto due menù. Uno più lungo(“olive”, la nostra scelta) da nove portate ed uno più corto (“cerise”)da sei. Dalla carta dei vini non sontuosa, ma molto oculata e con descrizioni dettagliate, si è scelto uno chablis premier cru 2006 “la forest” di Dauvissat.

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Dopo gli amuse bouche rappresentati da una meringa al caffè, un trancetto di sgombro con crema di broccoli ed involtini di pancetta e prugna accompagnati dal radicchio

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arriva la pascade

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in pratica una squisita crepe tipica dell’Aveyron(il regno di Bras)leggermente caramellata con erba cipollina ed olio al tartufo.
Il menù vero e proprio comincia con un ottimo filetto bollito di rana pescatrice

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con lime, foglie di levistico e coriandolo su cui è versato un brodo alla noce di cocco ed olio di Combava(una varietà di lime tipico del sud est asiatico). Piatto di chiara matrice orientale in cui le due diverse note agrumate vengono stemperate dai vegetali e dal cocco in un trionfo di freschezza.
Segue una crema di polenta con brodo di pollo, calamaro appena scottato, aglio, prezzemolo, pane fritto e schiuma di chorizo

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Pietanza decisamente più rustica ma di una rusticità giocata in punta di fioretto; invero il chorizo è quasi impercettibile.
Il filetto di merluzzo cotto al vapore fagioli bianchi e broccoli, bottarga di muggine ed ostriche

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è decisamente un altro piatto riuscito:lo iodato dell’ostrica chiude degnamente un portata che vibra però di note poco acide.
Gli scampi “congee”

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con erbe aromatiche, porri, ciccioli, sale e pepe è invece un passaggio in cui l’equilibrio è venuto un po’ meno. Le erbe aromatiche, ghoa, lemon cress, coriandolo, tutte o quasi con sentori fortemente citrici (probabilmente è presente anche il lime) tendono a sovrastare anziché accompagnare il freschissimo scampo. Nè il riso,un mero e semplice substrato, né il porro o i ciccioli che fungono da contraltare terraneo e grasso riescono e riequilibrare l’eccesso di acidità. Il termine congee credo si riferisca ad uno dei millanta modi di concepire il riso come accompagnamento.
Anche sulle carni qui sanno il fatto loro: il filetto di maiale”Noir de Bigorre”con purèe, olio al tartufo e cerfoglio

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è da manuale per tenerezza e qualità della purea, peccato sia solo un boccone o poco più. Si torna su architetture in apparenza più complesse con l’eccellente piccione con bieta e rape
conserva di limone, sardine grigliate e formaggio bianco.La conserva, con acidità dell’agrume sapientemente addomesticata, la sapidità della sardina ed il grasso stemperato del formaggio arricchiscono il piatto di notevoli variazioni. In accompagnamento una freschissima insalata con coriandolo, lattuga, avocado, peperoncino e pomodoro

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Dallo spartano e carrello dei formaggi iperselezionati

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abbiamo assaggiato degli ottimi cant’auriol e laguiole dalla terra dell’Aveyron ed i più autoctoni livarot e coeur de neufchatel (curiosamente dalla selezione mancava un camembert,il re dei formaggi di Francia, nonostante siamo vicini al cuore della produzione di questo splendido formaggio).
A seguire un tortino di mandorle e zenzero con mango,pepe e frutto della passione

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davvero goloso peccato che la cialda fosse alquanto bruciata (e quella del mio commensale era ridotta peggio) ed una buona mousse al cioccolato amaro, meringa, sorbetto all’ananas, caramello e cocco

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Per chiudere gateau al cioccolato, crema al limone, mousse al cappuccino, creme brulèe.
La mia valutazione di questo pranzo è leggermente al di sotto della votazione, ribadita comunque dalle più che positive esperienze di altri amici gourmet. Aggiungo che gli errori riscontrati, prevalentemente di esecuzione e non di concezione, fanno propendere verso una valutazione più che positiva dell’esperienza e del ristorante in questione.

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il pregio : La possibilità di unire La storia all’alta cucina.

il difetto : Oriente ed equilibrio non sempre fanno rima.

Sa.Qua.Na
Alexandre Bourdas
Honfleur – Basse Normandie
22 place Hamelin
Tel. +33 0231894080
Chiuso mercoledì e giovedì,a pranzo durante la settimana.
Menù degustazione cerise(6 portate 60 euro) ed olive(9 portate 90 euro).

http://www.alexandre-bourdas.com/

Visitato nel mese di Maggio 2010

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Norbert

22 Commenti.

  • azazel6 Giugno 2010

    Qualora decidessi di diventare un ovino saprei dove dirigermi... D-day stava per Dolly?

  • alvigneto6 Giugno 2010

    Bellissima Honfleur,praticamente la cittadina piu' bella della Normandia.

  • franco francese6 Giugno 2010

    Diventeresti un prè salè :D

  • massisol7 Giugno 2010

    e se ti piacesse lo sci pure un Pré st. Didier... (vabbeh dopo questa vo in lecc) :)

  • Giovanni Lagnese7 Giugno 2010

    Mi togliete una curiosità? Ma cosa cacchio si intende per "sostanza" in cucina?? Giovanni

  • azazel7 Giugno 2010

    ma siccome amo la musica vado in un prelude à la pré midi d'un faune (forzatissima!!!)

  • chanandler7 Giugno 2010

    ci sono passato a luglio 2009 propendendo per il menù olive che l'anno scorso stava a 80 euro..ma poco importa. noto che, tranne la pescatrice in olio di combava tutti i piatti sono cambiati. la pascade é invece un benvenuto che persiste...e che potrebbe anche non esserci per i miei gusti. la "mia" versione del menù era tuttavia decisamente e ulteriormente alleggerita rispetto quanto vediamo in recensione, un solo piatto di carne (a memoria), decisa prevalenza di elementi vegetali, infusioni, una cucina forse più profumata che gustosa. Ma, ripeto, cerco di scavar nella memoria. una cosa ricordo distintamente perché non mi é mai capitata da altre parti...quando sono uscito dal ristorante avevo ancora FAME! ricordo la carta dei vini piuttosto singolare e, mi pare, piuttosto piccola, da bistrot, come il ristorante forse vuole porsi, con onesti ricarichi. un po' triste che ti abbiano servito quella cialda in quelle condizioni...avrebbero potuto sostituirla immagino..difficile che non se ne siano accorti.

  • norbert7 Giugno 2010

    Mi riferisco alla piena soddisfazione del gusto pur essendo una cucina molto leggera,a tratti quasi etrerea...

  • norbert7 Giugno 2010

    Eterea ovviamente....

  • gianni7 Giugno 2010

    In risposta a Massisol Smettila di perdere il tuo tempo a scrivere cazzate e torna alle padelle. Se ti giochi anche il jolli di Montresor, puoi appendere le pentole al chiodo.

  • Giovanni Lagnese7 Giugno 2010

    Il gusto non deve essere "soddisfatto". Il gusto NON è un bisogno, è un senso. Non scadiamo nel concetto di "soddisfazione" delle patatine "più gusto" o dei Mars! Giovanni

  • chanandler7 Giugno 2010

    mi pare tu stia giocando sulle parole giovanni...sostituisci "appagamento" a "soddisfazione" se preferisci, il gusto deve essere appagato necessariamente...concordi?

  • chanandler7 Giugno 2010

    un po' brutale...a meno che tu non sia suo fratello e possa permetterti di parlare così..

  • Giovanni Lagnese7 Giugno 2010

    No, non concordo. È come dire che l'orecchio debba essere "appagato": non concordo, la musica non deve fare necessariamente questo. Un artista della cucina che sia veramente grande deve sconquassare ogni essere umano, deve sentirsi in dovere di fargli subire un trauma. Altro che soddisfare o appagare. Al massimo è lo "spirito" che viene appagato. Giovanni

  • dtrpisis7 Giugno 2010

    L'approccio vegetale è quello del suo mentore.ma non vedo possibilita di sorpasso mi sembra.forse troppo eterea?.. grazie per l'attenzione.

  • velavale7 Giugno 2010

    sa.qua.na sta per?

  • norbert7 Giugno 2010

    SAveurs,QUAlitè,Nature. Mai acronimo fu più azzeccato.....

  • chanandler7 Giugno 2010

    la tua prospettiva é interessante, forse un po' estrema. in soldoni sei lontano anni luce dal concetto comune e popolare di cibo. Allo stesso tempo credo che quotidianamente ti nutrirai in maniera meno artistica, e non per scelta ma perché é necessario. Parallelamente ogni giorno, tramite l'udito, percepisci un sacco di suoni che non scegli di registrare, ma di cui necessiti per muoverti nello spazio. Voglio dire, potendo scegliere, tutti ascolteremmo Mozart invece dello stridio delle rotaie del tram e tutti mangeremmo da Ducasse invece di cibarci di polpettone...ma devi ascoltare ciò che ti circonda e nutrirti comunque, anche se non stai ascoltando o gustando il lavoro di un'artista in quel campo sensoriale specifico. é il vecchio e noioso dibattito: cucinare é arte o meno...forse visto sotto questa prospettiva si: é decisamente arte! Almeno suonare lo é per l'udito, creare profumazioni superbe lo é per l'olfatto, dipingere o scolpire per la vista...e forse forzando un po'...tessere per il tatto?

  • Giovanni Lagnese8 Giugno 2010

    È chiaro che una cucina gourmet non è l'equivalente della voce elettronica che ti dà un'informazione, ma della musica. Cioè dell'utilizzo di una sfera sensoriale per finalità non più pratiche. In cucina, bisogna liberarsi da quei residui di "praticità", da quella "praticità di secondo livello" che è la golosità più terra terra. Che è legata, ad esempio, alla ricerca ancestrale di cibi energetici, e quindi ad esempio grassi. È chiaro che una cucina pratica persiste, così come persiste un utilizzo pratico del senso dell'udito. Ma è altrettanto chiaro che non è il caso della cucina di un luogo gourmet. Mi sembra chiarissimo. Giovanni

  • Puccio8 Giugno 2010

    Boh... resto un pò perplesso davanti agli involtini di prugne e pancetta (fuoco d'artificio delle massaie quando hanno ospiti "importanti" a cena), alla pascade e al tortino entrambi carbonizzati... un 17 mi sembra molto generoso a prescindere dall'esecuzione del resto dei piatti...

  • Colville23 Luglio 2014

    Provato recentemente, grandi aspettative grossa delusione. L'etereo sembra aver decisamente virato verso l'inconsistente. Se a cio' aggiungiamo una materia prima non eccezionale ( lotte stopposa , bue tignoso) e un paio di piatti ceffati in pieno ( ostrica affogata nel prezzemolo circondata da un turbante di cetriolo crudo con l'ostrica non pervenuta, e un dessert imbarazzante : una creme brulee assolutamente insapore con un finale virante decisamente sullo stomachevole) e il prezzo salito negli anni del 30 % (115 euro il menu olive) per una seconda visita dovrei fare piu' affidamento sulla speranza che sull'esperienza. Peccato perche' il personale di sala e' assolutamente cordiale e gentile.

  • Colville23 Luglio 2014

    Al momento siamo tra 14 e 15. Piu' 14 che 15

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