Passione Gourmet Giugno 2010 - Passione Gourmet

Il Piastrino, Riccardo Agostini. Pennabilli – di Alberto Cauzzi

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Recensione ristorante.

Questa è prima di tutto una storia d’Amore. Quella tra Claudia e Riccardo, uniti sin da ragazzini ed ancor più oggi nel loro stupendo progetto di vita : due graziose figliole ed il loro ristorante, incastonato nella fu capitale del Montefeltro, quel Pennabilli che è lontano da tutto e da tutti. Per arrivare in questo grazioso borgo a cavallo tra Romagna e Marche occorre impegnarsi non poco. Ma che bello percorrere quei tornanti, in un afoso e grigio pomeriggio di Maggio, per poi giungere in un luogo affascinante per quanto è lento, calmo e silenzioso.

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Recensione ristorante.

Ma guarda questi due dove sono andati ad infilarsi…
Addirittura in un castello su una collinetta dell’Auvergne con vista Aubrac.
Castello ristrutturato apparentemente in maniera conservativa, ma a ben guardare sarà evidente che il ferro e il vetro hanno profondamente inciso sulle vecchie mura, e in maniera discutibile.
Indiscutibili invece le strade da affrontare per arrivarci quassù, oggettivamente impervie.
Ma Serge Vieira si sarà probabilmente abituato a percorrere molte strade disagevoli quanto panoramiche nei tre anni passati a salire e scendere da St.Bonnet le Froid . E anche girare intorno a Vezelay per un tempo altrettanto lungo ti tempra il fisico quanto ti consuma le gomme.
Ma adesso anche lui potrebbe consapevolmente rispondere così a chi lo volesse mandare a quel paese :
io ci sono già !

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Questa valutazione, di archivio, è stata aggiornata da una più recente pubblicazione che trovate qui

Recensione ristorante.

Matteo Fronduti ed il suo manna fanno parte di quella categoria di ristoranti che oggi viene definita tramite il neologismo Bistronomia. Termine che identifica ristoranti informali, “no frills”, con prezzi contenuti ma con una proposta di cucina originale, che può fregiarsi del termine cucina d’autore.

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Recensione ristorante.

Fa caldo in primavera nell’Agenais.
Figuriamoci in estate.
Ma c’è bisogno di caldo perché la frutta maturi.
L’Agenais, la regione delle prugne. Le famose prugne di Agen, tutti dovrebbero per lo meno averne sentito parlare.
No. Mai sentite? Mai sentito parlare delle prugne di Agen?
Disidratate, farcite, candite, ciccolatate?
Niente?
Peccato, vi perdete qualche cosa di “visceralmente” importante.
Io ci sono tornato per motivi diversi, tra cui l’ideale acquisto di alcune confezioni del pregiato frutto da regalare a chi ritengo degno di tale omaggio.
Poi al ritorno le ho assaggiate e me le sono finite da solo.
L’altro motivo ?
Puymirol !
Per ritrovare sensazioni conosciute e cercarne altre di nuove, senza alte aspettative, solo per ripassare una lezione , per rifarmi un idea, per confrontarmi con la fama controversa di Michel Trama.
Fama per nulla consolidata presso molti appassionati o addetti ai lavori italiani.
Michel Trama? … nulla? Trama de L’Auberdage. Tramà ! Niente?
Quello che curiosamente fu definito su alcune vecchie edizioni Gault Millau “L’Italien Pied Noir de la Mouff” .
Forse perchè Michel Trama è poco mediatico, o forse perché non sta Spagna, forse che di qui si passa per andare altrove, nel Bordolese o nei Paesi Baschi, o forse manca un aeroporto così vicino da attrarre frettolosi aspiranti gourmet.
In fondo basterebbe farsi mediamente dall’ Italia quei 1000-1500 chilometri di comode autostrade, poi basterebbe levarsi dal traffico periferico di una piccola cittadina meridionale come Agen e infine percorrere con sollievo i pochi chilometri rimasti, lungo la deliziosa stradina che sale al villaggio.
Oppure perchè non prendere un treno , ma tenendo conto della resistenza dei binari sui cui passa la locomotiva, quindi senza sfidare troppo quella legge fisica per cui se tu opponi più resistenza della forza di sopportazione otterrai la rottura del binario.

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Recensione ristorante.

Prima che io scriva qualsiasi cosa a riguardo di questo ristorante è doveroso che faccia una premessa. Al patron Vito Siragusa mi lega una forte simpatia, mi azzarderei a dire un’ amicizia, della quale mi ha onorato fin dalla prima volta che ho messo piede al Vigneto, circa un anno fa. Di rado ho incontrato persone cariche di un tale entusiasmo per il proprio lavoro, capaci di coinvolgere qualsiasi cliente in un’esperienza che va ampiamente oltre il semplice cenare.

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